L’emergenza sanitaria sarà lo spartiacque per un nuovo corso della nostra Nazione.
Guardare al presente, pensando al futuro. Nel giro di qualche settimana, il 2020 si è dimostrato essere un anno di grandi prove e importanti cambiamenti per la nostra Nazione. L’emergenza sanitaria da Coronavirus che stiamo attraversando ha modificato completamente il nostro stile di vita, portandoci a rallentare drasticamente ogni attività. La pericolosità e l’aggressività di questo virus hanno indirizzato il Governo nazionale e le istituzioni tutte verso scelte importanti per la salvaguardia della salute, della sicurezza e dell’economia degli italiani.
E se sui primi due aspetti avremo modo di fare analisi nei prossimi mesi, mi sento di esprimere grandi perplessità su come l’Esecutivo si stia muovendo per evitare il tracollo finanziario della Nazione. Le famiglie italiane hanno oggi un reale problema di liquidità: con lo stop alla quasi totalità delle attività, un numero enorme di cittadini si è ritrovato senza un euro in tasca. Una situazione del tutto inedita, specie per chi ha sempre lavorato e non ha mai vissuto una condizione di tale indigenza. Se il Governo intende fronteggiare la crisi dispensando timidi aiuti alle famiglie, elargendo mancette da 600 euro alle partite IVA e mettendo in cassa integrazione mezza Italia, penso che le prospettive economiche per il nostro paese siano alquanto impegnative.
Noi pensiamo che agli italiani servano soldi liquidi da poter spendere subito, per questo – come Fratelli d’Italia – abbiamo proposto al premier l’erogazione immediata di un bonus da 1000 euro, da destinare a chi non sta lavorando, non ha soldi in banca, non percepisce altri sussidi. Una misura rapida, povera di scartoffie burocratiche ma ricca di valore, senza dover passare da imbarazzanti “click day” o dinamiche affini, che umiliano il tessuto produttivo italiano e mettono a nudo l’inadeguatezza di chi ci governa. A dimostrazione della fattibilità dell’iniziativa, la nostra presidente nazionale Giorgia Meloni ha esposto al premier quali sarebbero le coperture per un’azione del genere. Guardiamo poi a come stanno agendo le altre economie del mondo e come, su scala regionale, anche il governatore dell’Abruzzo Marco Marsilio si stia muovendo in tal senso.
Ma superata l’emergenza, crediamo che la parola d’ordine per la gestione della crisi finanziaria debba essere “libertà”: non possiamo scampare al pericolo del virus e rischiare di morire soffocati dalla burocrazia. Le aziende devono potersi muovere senza il peso gravante dello Stato italiano, a cui sono state abituate negli ultimi decenni, attraverso tasse, infinite autorizzazioni e vincoli incombenti. Dobbiamo comprendere che la cassa integrazione è e resta uno strumento temporaneo, di “resa” e non di “cura”, così come tutte le altre misure assistenziali di emergenza. Se il Governo capirà che la ripresa del paese dipenderà totalmente dalla ripresa del nostro tessuto produttivo, allora potremo guardare in avanti speranzosi. Dalla crisi rinasca un’Italia più moderna e veloce, che faccia proprie le tecnologie sperimentate in questi mesi di difficoltà e non torni indietro.







