Piena fiducia nell’operato del poliambulatorio di Lampedusa.
In questi giorni stiamo assistendo ad un balletto di dichiarazioni del tutto discordanti circa la situazione di Open Arms, da quasi 20 giorni al largo di Lampedusa.
A cominciare dagli aspetti sanitari, occorre fare ancora chiarezza sulle condizioni di salute dei migranti a bordo della nave Ong Open Arms, da giorni ferma al largo dell’isola di Lampedusa. Le rivelazioni degli ultimi giorni e le difformità tra le varie ricostruzioni lasciano irrisolte diverse questioni e fanno sospettare che dietro la richiesta di sbarco ci sia – anche stavolta – una manovra di natura politica.
Se infatti i medici del Corpo Italiano Sanitario dell’Ordine di Malta (CISOM) avevano rilevato una presunta emergenza sanitaria sull’imbarcazione (si era parlato anche di venti casi di scabbia), i referti medici redatti dal poliambulatorio dell’isola siciliana hanno raccontato una storia assai diversa.
Dato che dai referti medici dell’Asp e, quindi, della Regione siciliana si evince che i migranti stanno bene e che è stato riscontrato solo un caso di otite, è indispensabile che l’autorità giudiziaria indaghi per comprendere le ragioni della totale discordanza di pareri medici. Sarebbe opportuno verificare, inoltre, l’operato dei medici del Cisom e del personale di Open Arms nella gestione dei migranti a bordo.
Non conosco il personale del Cisom, ma di certo possiamo fidarci di quanto constatato dagli specialisti di Lampedusa, a cui, come italiani e siciliani, abbiamo sempre dato fiducia. Le difformità dei referti lasciano non poche perplessità, ma questo non può di certo giustificare gli attacchi che in questi giorni sono stati rivolti al responsabile del poliambulatorio, il dott. Francesco Cascio. I trascorsi politici di uno specialista non dovrebbero portare a pretestuose polemiche e strumentalizzazioni.
Ecco perché, sin da subito, ho auspicato un accertamento ad opera dell’Autorità Giudiziaria che non ha tardato ad arrivare, con l’invio di una ispezione medica a bordo della nave, ad opera della Procura di Agrigento che – a quanto si apprende dalle fonti di stampa – ha sostanzialmente confermato quanto scritto dai medici del poliambulatorio di Lampedusa circa le condizioni dei migranti.
Altro aspetto da chiarire è l’accanimento, davvero insopportabile, con cui Open Arms (o chi per lei) preferisce tenere decine e decine di persone in mare piuttosto che navigare speditamente verso la Spagna che, attraverso canali istituzionali, ha offerto le Baleari come porto sicuro, costringendo un pavido Toninelli ad offrire addirittura le navi della nostra Guardia Costiera pur di farli sbarcare a Minorca.
La questione Open Arms non è ancora conclusa e già da dieci giorni la Ocean Viking si trova in mare con 356 migranti in attesa non di “un” porto sicuro ma “del” porto sicuro che, secondo le ong, sembra essere solo Lampedusa, isola dalla chiara vocazione turistica che si trova a fronteggiare, spesso in totale solitudine, la gestione dei flussi migratori di cui dovrebbe preoccuparsi l’Italia intera, con negative ripercussioni sulla vita e l’economia dell’isola stessa.
Questa vicenda, ancora ricca di chiaroscuri, valga da insegnamento all’Italia, affinché in futuro, prima di trovare espedienti per aggirare le leggi sulla sicurezza nazionale e di contrasto all’immigrazione clandestina, sia fatta chiarezza concreta sull’origine e sulle effettive condizioni di chi chiede di entrare e, soprattutto, sui veri interessi delle ong, sulle loro fonti di finanziamento e sul loro operato in mare.
L’Italia non è e non può continuare ad essere l’hotspot d’Europa, accogliere e impegnare ingenti somme di denaro per l’integrazione non spetta soltanto alla nostra Nazione. Tocca a tutti i paesi Ue, specialmente quelli governati da chi ha causato la destabilizzazione del nord Africa o ancora sottomette i popoli africani per sporchi interessi economici impedendo a migliaia di esseri umani di essere liberi in patria, preferendoli servi in Europa.