Una ricorrenza che non possiamo dimenticare.
Il 16 aprile è una data che tutti noi, orgogliosi di essere patrioti italiani, abbiamo a cuore. Quarantasei anni fa, nel 1973, si consumava il rogo di Primavalle, in cui persero la vita i giovanissimi Virgilio e Stefano Mattei, rispettivamente di 22 e 8 anni . La loro unica “colpa” era quella di essere figli di Mario, dirigente locale del Movimento Sociale Italiano. Quella notte, nel quartiere popolare di Roma, tre “militanti rossi”, aderenti a “Potere operaio” decisero che quella famiglia avrebbe dovuto pagare a caro prezzo la vicinanza alla destra italiana: Achille Lollo, Marino Clavo e Manlio Grillo incendiarono la porta di casa Mattei. Quel fuoco si propagò rapidamente in tutta la casa, mettendo a rischio la vita di chi la abitava. Mario, la moglie e alcuni figli riuscirono a salvarsi, ma Virgilio e Stefano rimasero uccisi nel rogo.
Un evento che ha segnato la storia d’Italia, simbolo della barbarie e dell’odio di una certa sinistra, che fino a qualche tempo fa puntava a sconfiggere gli avversari, con la violenza e con la forza.
Col tempo però, l’uccisione dei fratelli Mattei è diventata anche l’emblema di una giustizia troppo spesso silenziosa e cieca, che ha abbandonato la strada della ricerca della verità. Depistaggi, latitanze appoggiate da intellettuali di sinistra e sentenze cadute in prescrizione fecero in modo che non si facesse chiarezza sui fatti di quella notte, per cui nessuno ha mai realmente pagato.
A noi il compito di ricordare tutte le vittime dell’odio ideologico, un dovere che abbiamo verso i poveri Virgilio e Stefano, verso la madre Anna, che è morta senza riuscire a ottenere verità per l’uccisione dei figli, e verso l’Italia intera.








