Quello della tutela del rapporto tra madri detenute e figli minori che si trovano a vivere, loro malgrado, in carcere, è un tema estremamente delicato. Proprio per questo l’esame in Commissione giustizia alla Camera della proposta di legge dell’opposizione, già presentata nella scorsa legislatura e decaduta al Senato, ha richiesto particolare attenzione. Si trattava, a mio avviso, di una norma che necessitava di alcune modifiche, che non ho esitato a proporre con alcuni emendamenti a mia prima firma.
In particolare, ritenendo che l’essere incinta o l’avere un figlio piccolo non possano e non debbano essere sfruttati per evitare la giusta detenzione per i reati commessi ripetutamente, ho inteso escludere in caso di recidiva la possibilità di evitare il carcere e cancellare il differimento della pena per le donne in gravidanza. La maggioranza ha votato ed approvato quanto da me proposto, ma a detta del Partito Democratico il testo della legge è risultato stravolto in senso restrittivo. Da qui la loro decisione di ritirarla. Un’occasione persa, non da noi ma da loro.






