Ieri, 27 settembre 2023, alla Camera dei Deputati ho partecipato ad un convegno dall’argomento significativo ed intenso: “Autorevolezza e martirio nell’Avvocatura. Testimonianze ancora vive”.
Durante l’evento, promosso dall’Associazione Nazionale Archivistica Italiana (ANAI), abbiamo ricordato Giorgio Ambrosoli, Fulvio Croce ed Enzo Fragalà, esempi luminosi di uomini che hanno perso la vita nell’esercizio della professione forense. Tutti e tre hanno indossato la toga con libertà e coraggio, seguendo l’etica del dovere.
Ambrosoli è stato ucciso l’11 luglio 1979 a Milano mentre stava indagando sul fallimento della Banca Privata Italiana di Michele Sindona e sull’intricata rete di rapporti tra politica, alta finanza e criminalità organizzata che l’avevano determinato. Sapendo, per le minacce continuamente ricevute, che stava rischiando la vita, scrisse alla moglie una toccante ultima lettera in cui si legge tra l’altro: “Qualunque cosa succeda sai che cosa devi fare e sono certo che saprai farlo benissimo: dovrai allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto. Abbiano coscienza dei loro doveri verso sé stessi, verso la famiglia e verso il Paese”. Nel 1999, in quanto “splendido esempio di altissimo senso del dovere ed assoluta integrità morale, spinti fino all’estremo sacrificio”, ad Ambrosoli venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Civile.
Croce, ex partigiano e, dal 1968, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Torino, pur essendo un civilista e consapevole dei pericoli che correva, nel 1976 accettò la nomina a difensore d’ufficio dei brigatisti rossi alla sbarra nel capoluogo piemontese, che avevano revocato la nomina ai loro legali e rifiutato qualunque difesa. Il 28 aprile 1977 un commando delle BR, che lo aspettava nei pressi del suo studio, lo uccise sparandogli cinque colpi di pistola. Per il senso del dovere e la dedizione alla legalità dimostrate, anche l’avvocato Croce fu decorato con Medaglia d’Oro al Valor Civile.
Fragalà, siciliano doc, è stato un professore, un avvocato e anche un militante della destra, tra le cui fila, nel 1994, è approdato alla Camera dei deputati. Il 23 febbraio 2010, appena fuori del suo studio a Palermo, venne aggredito a colpi di bastone e gravemente ferito. Morì dopo tre giorni di coma. Alla verità sul suo assassinio si arrivò parecchi anni dopo: la matrice era mafiosa. Come dichiarato dal procuratore della Repubblica Lo Voi in un’intervista nel 2017, infatti, Fragalà venne ucciso perché dava fastidio ai boss. Nel 2020 i pm di Palermo hanno chiesto l’ergastolo per i sei imputati dell’omicidio, tutti appartenenti a clan locali.
Giorgio Ambrosoli, Fulvio Croce ed Enzo Fragalà sono tre eroi della legalità. A noi, oggi, sta il doveroso compito di tenere vivo il loro ricordo e la grandezza della loro azione.








