Varata l’ennesimo provvedimento ‘spot’ a colpi di fiducia, un decreto pericoloso metterà a rischio la libertà degli italiani.
La Camera ha dato “via libera” al decreto intercettazioni. Col voto contrario di Fratelli d’Italia (un “no” convinto che ho spiegato io stessa nell’aula di Montecitorio), la maggioranza giallo-rossa ha incassato l’ennesima vittoria mediatica e trionfalistica, che corrisponde a una sconfitta per tutti gli italiani e le loro libertà.
“Mediatica” perché, ricorrendo al voto di fiducia per una materia così delicata, il M5S e il Pd e gli altri cespugli della coalizione hanno mortificato nuovamente il ruolo del Parlamento, nonostante le promesse fatte dal “movimento anti casta” in campagna elettorale. Il nostro partito sarebbe stato pronto a fare la propria parte, qualora fosse pervenuto alla camere un testo vocato a migliorare le disposizioni vigenti. Avremmo chiesto più semplificazione della normativa in materia di intercettazioni, maggiori garanzie per i diritti di difesa degli indagati, una tutela autentica della riservatezza delle persone estranee alle indagini, e troppo spesso coinvolte e distrutte insieme alle loro vite da una morbosità che spiattella su tutti i giornali intercettazioni che poi finiscono per essere giudicate irrilevanti.
Per contro, ci siamo ritrovati di fronte a un decreto “prendere o lasciare”, caratterizzato da numerosi aspetti negativi, a cominciare dalla cosiddetta “clausola di invarianza finanziaria“. Una riforma “epocale” come questa avrebbe richiesto importanti stanziamenti, trattandosi infatti di uno dei capitoli più onerosi del comparto Giustizia. Ma la maggioranza ha ben pensato di attuarla sotto forma di “operazione a costo zero”, giusto per avere qualche titolo sui giornali e ricevere qualche “like” su Facebook.
Questa clausola comporterà come automatismo che una quantità infinita di dati, metadati che racchiudono le nostre vite, le vite degli italiani finirà esternalizzata: non saranno, come si è detto, le nostre procure a gestire questi dati, ma se ne occuperanno società di cui sappiamo poco, probabilmente situate all’esterno territorio italiano.
Manca, inoltre, una corretta definizione dei cosiddetti “dati sensibili“, in adeguamento al regolamento varato in sede europea: cosa sono? Quali verranno trattati? Come verranno trattati? Da chi verranno trattati? A tutte queste domande io credo che gli italiani avrebbero meritato qualche risposta.
Così stiamo affidando le chiavi dell’Italia a privati, senza alcuna garanzia, senza prevedere sanzioni specifiche per le violazioni che eventualmente potranno commettere. Gli italiani sono uno tra i popoli più intercettati al mondo. Nessun Paese in Europa ha questi standard, soltanto la Germania dell’Est prima della caduta del Muro di Berlino faceva tanto. Sapevamo che questo Governo avrebbe avuto un baricentro spostato a sinistra, ma mai avremmo immaginato di ritrovarci in una situazione del genere.








