“Foibe: io non dimentico”. Con questo slogan, nel lontano 2010, contestammo l’allora preside della facoltà di giurisprudenza che decise di proibire, salvo poi tornare sui suoi passi, la mostra sugli esuli Istriani e Dalmati. Era un’iniziativa organizzata da “Azione Universitaria”, movimento universitario di cui ero presidente.
La memoria, a distanza di anni e in contesti diversi, continua ad essere negata. Il film Red Land (Rosso Istria), che racconta il dramma delle foibe, è proiettato solo in pochi cinema di periferia, ai margini delle città e ai margini della storia. Va forse dimenticata anche la violenza delle foibe e la vicenda di Norma Cossetto.
A Torino è proiettato in un solo cinema, a Genova, Perugia e Cagliari in nessuno, se sei Campano e con un po’ di benzina devi recarti ad Avellino. Ma è arrivando nella mia Sicilia che emerge il massimo silenzio: nessuna proiezione.
Ancora oggi, a distanza di anni, c’è un problema ideologico, non certo culturale, che impone la rimozione forzata della vicenda riguardante le foibe e del relativo periodo storico. Un’operazione di censura volto all’oblìo: su quasi 5000 sale solo 30 hanno accolto la pellicola. E che importa se in quelle poche sale è già un “tutto esaurito” ? Per alcuni la memoria deve ancora essere infoibata.
L’Unione degli Istriani ha già annunciato che chiederà direttamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di farsi carico della questione, affinché la “spinosa pellicola” possa essere proiettata sulle reti Rai.
“Red Land” un film scottante che – per ragioni educative, politicamente e “partigianamente corrette”- deve cadere nel dimenticatoio, passando prima dall’indifferenza.
Dalle scuole, all’università fino al mainstream, la memoria continua ad essere negata e la vergogna rinnovata.







