In fuga la classe media e i giovani istruiti, a restare sono soltanto poveri e anziani.
I poveri restano, la classe media fugge. E’ così che – negli ultimi sei anni – l’immigrazione ha indebolito gran parte dell’Africa. Una verità per molti scomoda, che noi di Fratelli d’Italia abbiamo affermato da sempre e che trova conferma anche in un’indagine curata da Milena Gabanelli, pubblicata stamattina sul Corriere della sera.
Secondo i dati rilevati dall’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale), prima di partire, la stragrande maggioranza dei migranti provenienti dall’Africa e giunti in Europa, versava in condizioni tutt’altro che povere. Si consideri, infatti, che il 60% viveva in uno status medio-basso, il 29% addirittura in una condizione medio alta, mentre quelli davvero poveri erano appena il 5%.
Così, a lasciare il continente africano sono state (e continuano ad essere) persone che appartengono a quello che viene comunemente definito “ceto medio“, disposte ovviamente a sobbarcarsi i costi non indifferenti di un viaggio alla ricerca di nuove opportunità. Ad aggravare questo bilancio, già negativo per l’Africa, ci sono altri dettagli relativi ai singoli migranti in “fuga”. Per la maggior parte si tratta infatti di giovani maschi, di età superiore ai diciotto anni, con un grado di istruzione medio alto (dati Afrobarometer del marzo 2019).
In sei anni, quindi, il continente africano ha perso più di un milione di risorse umane, braccia e cervelli in fuga, il cui allontanamento ha determinato un ulteriore impoverimento dei paesi d’origine.
In molti invocano un “Piano Marshall per l’Africa”, un programma europeo di investimenti che spenda ben 50 miliardi di euro in politiche di sostegno all’investimento. Il rischio concreto è un peggioramento della situazione nel caso di finanziamenti a pioggia, senza progettualità, come il sostegno al reddito che incrementerebbe ancora di più le partenze. L’unica strada percorribile è quella indicata dalla stessa inchiesta che noi condividiamo pienamente: incoraggiare le popolazioni africane a restare nei rispettivi paesi, favorendo lo sviluppo delle infrastrutture, il miglioramento della sanità e delle condizioni scolastiche, della rete internet e di tutti gli altri servizi.
Solo in presenza di un’Europa realmente coesa e con una politica estera condivisa sarà possibile creare le condizioni affinché sia fermata l’immigrazione incontrollata dall’Africa.