In Commissione giustizia abbiamo dato il via libera alla proposta di legge sull’equo compenso, adesso procediamo spediti verso la discussione in parlamento così da avere uno strumento di tutela delle professioni.
In aula, il un voto è stato unanime sul mandato alle relatrici, si tratta di un provvedimento che aveva subito uno stop durante la scorsa legislatura mentre era in discussione al Senato. La norma è fortemente voluta da tutte le forze politiche e ciò denota la bontà di fondo di questa norma, che è frutto di un lungo percorso di ascolto delle professioni. Una norma che definisce un primo perimetro di intervento su un fenomeno che si è acuito durante la pandemia, quando poche o nulle tutele furono date ai professionisti. Approvandola daremo risposte a tutti i professionisti preoccupati che la propria opera intellettuale venga svenduta e sottopagata; loro meritano di sapere che hanno strumenti a difesa così come i committenti forti sanno che dovranno attrezzarsi per corrispondere un compenso equo ai loro collaboratori.
Ora abbiamo l’occasione di tutelare i professionisti e regolamentare la delicata materia delle remunerazioni delle prestazioni professionali. Per questo ringrazio tutte le forze politiche per la sensibilità mostrata nel rispettare i tempi imposti dall’Assemblea consentendo che il provvedimento viaggi speditamente.
Poter concludere l’iter di questo articolato rappresenta una grande vittoria, per noi ma soprattutto per tutti quei professionisti che potranno tutelarsi in maniera più chiara e netta. Mi preme sottolineare, infine, che all’interno del documento trova ampio spazio, all’articolo 3, la previsione di tutta una serie di clausole vessatorie dalle quali il professionista può proteggersi, ferma restando la tutela del contratto nella sua interezza. Intendiamo combattere la proletarizzazione delle professioni e riteniamo che questa legge sia uno strumento idoneo per farlo.






